PIETRO ARETINO (1492 - 1556)
Letterato di straordinario ingegno, arguto e spregiudicato, conseguì la più alta fama tra i Principi e gli uomini illustri del suo tempo; fu amico dell’imperatore Carlo V e del re di Francia Francesco I. Nato in questa casa, lasciò presto Arezzo trasferendosi a Perugia, dove nel 1512 lavorava come pittore e poi, a Roma, presso la corte papale di Leone X e in seguito quella di Clemente VII, dove fece con le sue pasquinate (versi giocosi e satirici), una clamorosa campagna scandalistica contro la curia romana. Al seguito di Giovanni dalle Bande Nere, suo amico e protettore, lasciò Roma, scampato miracolosamente ad un attentato e si stabilì a Venezia, dove rimase fino alla morte. La sua attività di mordace narratore degli uomini e degli eventi (da qui il titolo datogli dall’Ariosto di “flagello dei principi”), spesso tramite lettere, rime e commenti ironici, è delineata dall’ abbondante produzione, nella quale sperimentò tutti i generi letterari: novelle, dialoghi e commedie, versi licenziosi e prose religiose. L’energia dissacratoria attirò su di lui anche inevitabili polemiche, nonchè la condanna postuma della Chiesa della Controriforma. Fu sepolto a Venezia nella chiesa di S. Luca, sua parrocchia.
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