immagine banner

GRANDI ARETINI

Da alcuni anni gli affreschi con la Leggenda della Croce, dipinti nel coro della Basilica di S. Francesco, dal celebre Piero della Francesca - dovuti all’iniziativa della ricca e lungimirante famiglia Bacci - sono assurti a simbolo per eccellenza della nostra città, per l’opera meritoria degli Enti preposti alla Conservazione e per le generose sovvenzioni di Istituzioni finanziarie. La stessa cosa, più di recente, si è verificata anche per il restauro del Crocifisso dipinto dal famoso Cimabue
Comunque, a parte il fatto che Piero non era nativo di Arezzo, ma della nobile e vicina città di Sansepolcro – unicuique suum (a ognuno il suo) – questa pur notevolissima espressione figurativa è solo il punto emergente di un iceberg artistico – culturale, se non da riscoprire, almeno da esplorare con amore ed attenzione, poiché la città racchiude dei veri e propri tesori, spesso ingiustamente trascurati, che devono essere riportati alla luce e alla fruizione di un più vasto pubblico.
Gli architetti, gli scultori, i pittori, gli artisti in genere, che qui hanno operato dall’antichità fino ad oggi, sono molti, validissimi e spesso poco noti. Non ci si può limitare ai più importanti, ma occorre dare risalto e voce anche a tutti quelli che hanno contribuito a rendere Arezzo, una delle città più interessanti d’Italia.
La città, la sua storia, i suoi monumenti, le sue tradizioni, sono state mirabilmente studiate e illustrate da Mons. Angelo Tafi (1921 - 2000), e i suoi due volumi Immagine di Arezzo, sono e saranno la base insostituibile per la conoscenza del luogo in cui viviamo. Ma, mentre riconosciamo queste così grandi benemerenze, è utile non creare miti, non farsi degli idoli intoccabili. Nuovi, documentati, articolati apporti, non solo sono possibili, ma necessari, in quanto la conoscenza è un’acquisizione continua.
Perciò, guidati da Angelo Tafi, abbiamo ritenuto opportuno integrare, revisionare, aggiornare alcuni dati, mettendoci anche nell’ottica, non solo dell’erudito, ma anche dell’aretino e del turista che amano conoscere una storia meno ufficiale, minore o addirittura non ancora pubblicata. La nostra sintesi non vuole e non intende essere un trattato storico-artistico, ma comunicare, nel rispetto del rigore dell’informazione, le notizie essenziali.
Da una parte è la solita storia, perché le linee generali di essa non possono essere cambiate; al contempo diviene l’insolita storia , poichè abbiamo voluto dare spazio a consuetudini obliate, ad effettive novità, a fatti ritenuti di cronaca, alle emozioni di illustri personaggi, ad una quotidianità perduta, ad una dimensione totalizzante del nostro passato, che non esclude una relazione con il trascendente, dato che la gran parte dei monumenti di questa città, come nel resto d’Europa, sono la testimonianza vivente ed inconfutabile della comune cultura cristiana, che affonda le proprie radici nella fede e nella tradizione della pietà popolare.
Consapevoli che tutti non possono far tutto e che quanto da noi elaborato non può ritenersi esaustivo, perché l’argomento stesso è inesauribile, abbiamo lavorato – non sia retorico affermarlo – con dedizione scrupolosa, con entusiasmo e volontà di servizio, nella speranza di aver in piccola parte contribuito ad una migliore comprensione e valorizzazione della nostra città e, forse, ad una più approfondita conoscenza degli Aretini stessi.

Torna alla pagina precedente